Come si può definire l’apprendimento?
L’apprendimento è quel processo psichico che permette un cambiamento durevole del comportamento attraverso l’esperienza del soggetto nell’ambiente (Galimberti, 1999, Dizionario di psicologia, Voce ‘apprendimento’).
L’apprendimento permette l’adattamento dell’individuo all’ambiente e possiamo dire che c’è apprendimento quando un individuo manifesta un nuovo comportamento, semplice o complesso, che prima non esisteva e che si mantiene nel tempo.
Vi sono due tipi di apprendimento, uno associativo ed uno cognitivo. Il primo si riferisce alla relazione tra uno stimolo ed una risposta, mentre il secondo riguarda funzioni psichiche superiori (Moderato, Rovetto, 1997).
Quali sono le principali teorie dell’apprendimento?
I modelli che hanno studiato l’apprendimento sono 3:
- la Riflessologia con la Teoria del condizionamento classico di Pavlov (Russia, 1927);
- il Comportamentismo (USA) di Watson (1913) con la Teoria del Condizionamento Operante di Skinner (1938) e Thorndike (1911).
- la Social Cognition (USA) con la Teoria dell’Apprendimento Sociale di Bandura (1969).
Condizionamento Classico
Il condizionamento classico di Pavlov (1927) sostiene che il comportamento è determinato da una serie di risposte apprese attraverso processi di condizionamento.
Nel condizionamento classico, uno stimolo condizionato (SC) che precede uno stimolo incondizionato (SI) diventa un segnale per l’SI ed elicita una risposta condizionata (RC) che spesso somiglia alla risposta incondizionata (RI).
Affinché si verifichi il condizionamento classico, lo SC deve essere un predittore attendibile dello SI.
Pavlov sottoponendo in laboratorio dei cani ad alcuni stimoli presentati in concomitanza con l’assunzione di cibo, constatò che questi stimoli provocavano una secrezione salivare anche quando il cibo non veniva effettivamente somministrato. Dopo un numero sufficiente di tali associazioni, lo stimolo condizionato era in grado di provocare la risposta incondizionata (salivazione) anche in assenza del cibo.
Condizionamento Operante
Il condizionamento operante di Skinner (1938), sostiene che l’azione dell’organismo è una risposta a uno stimolo ed il condizionamento operante è un processo che l’organismo compie sull’ambiente in vista di uno scopo.
Introdotto da Thorndike (1911) come apprendimento per prove ed errori, il condizionamento operante si basa sulla legge dell’effetto secondo la quale le risposte che sono rinforzate hanno maggiori probabilità di verificarsi.
Skinner chiamò questo tipo di condizionamento “operante” arricchendo la sperimentazione con l’introduzione di rinforzi positivi (cibo) e rinforzi negativi (scosse elettriche) che avvicinano l’effetto piacevole o allontanano quello spiacevole quando viene fornita la risposta corretta e di punizioni che diminuiscono la probabilità di un comportamento, consistono nella presentazione di uno stimolo avversativo (punizione positiva) o nell’eliminazione di uno stimolo appetitivo (punizione negativa).
Negli esperimenti di Skinner un ratto o un piccione imparano a fornire una risposta semplice, come premere una leva, per ottenere un rinforzo. La frequenza di risposta è un’utile misura della sua forza. La frequenza di risposta dell’organismo rappresenta una misura dell’intensità dell’apprendimento, che è tanto maggiore quanto più frequentemente si ha una risposta, in un dato intervallo di tempo.
Nell’ambito del condizionamento operante, il modellamento è una procedura di addestramento usata quando la risposta desiderata è nuova; implica il rinforzo di quelle variazioni di risposta che vanno nella direzione di comportamento desiderato.
Breland e Breland (1966) hanno addestrato animali di specie diverse per spettacoli e pubblicità con il modellamento.
Anche nel condizionamento operante, così come nel condizionamento classico, i fattori cognitivi giocano un ruolo importante. Affinché il condizionamento operante si verifichi l’organismo deve credere che il rinforzo sia almeno parzialmente sotto il suo controllo; cioè l’organismo deve percepire una contingenza fra le sue risposte e il rinforzo.
Apprendimento Latente
Nel 1930 Tolman riportò dei risultati che mostravano un apprendimento latente negli animali: cioè dimostrò che nonostante gli animali stessero apprendendo in realtà il loro comportamento non cambiava in modo corrispondente. In un suo esperimento i ratti imparavano a percorrere un labirinto complesso, i risultati dell’esperimento fecero concludere a Tolman che la capacità del ratto di correre lungo un labirinto complesso era dovuta allo sviluppo da parte del ratto di una mappa cognitiva, cioè una rappresentazione mentale del tracciato del labirinto (Tolman, 1932). Egli sottolineò che questo apprendimento avviene nonostante l’animale non venga rinforzato.
Secondo la prospettiva cognitiva, il punto cruciale dell’apprendimento è l’abilità di un organismo di rappresentarsi mentalmente aspetti del mondo e quindi di operare su queste rappresentazioni mentali. Nell’apprendimento complesso, le rappresentazioni mentali descrivono la realtà meglio delle associazioni e le operazioni mentali possono costituire una strategia
Apprendimento Sociale
L’Apprendimento Sociale di Bandura (1969) si basa sull’apprendimento per osservazione.
Egli utilizza il termine di modellamento per indicare quel tipo di apprendimento che entra in gioco quando il comportamento di un organismo che osserva di modifica in funzione del comportamento di un altro organismo che ha la funzione di modello.
I modelli secondo Bandura ci insegnano le conseguenze dei nostri comportamenti.
È noto il suo esperimento del pupazzo Bobo sull’aggressività infantile per imitazione, dove un gruppo di bambini prendeva come esempi i comportamenti degli adulti che in una stanza picchiavano il pupazzo e si notò che questi riproducevano lo stesso comportamento nei confronti del pupazzo (Moderato Rovetto, 1997).
Le ricerche di Bandura sono spesso citate nelle discussioni che riguardano gli effetti della violenza trasmessa dai mass media sulle tendenze aggressive dei bambini.
Bandura ha sottolineato l’importanza delle abilità cognitive nell’apprendimento osservativo (Bandura, 2001) e si focalizza sull’importanza dei processi cognitivi nell’apprendimento sociale degli esseri umani.
Implicazioni cliniche dell’apprendimento
Nell’uomo, è stato studiato il condizionamento di varie risposte, come quella di salivazione, con stimoli fisici e verbali e quella di contrazione della pupilla tramite il suono di un campanello. Inoltre è stata condizionata una gamma di risposte come quella psicogalvanica, le alterazioni termiche, le reazioni vasomotorie e il ritmo cardiaco che hanno permesso la costituzione della tecnica del biofeedback.
Oltre a queste risposte, il condizionamento classico può riguardare, nell’uomo, l’apprendimento di risposte emozionali specifiche, tra cui in primo piano vi sono le paure e le fobie.
La paura è una risposta emozionale incondizionata provocata da stimoli pericolosi, spiacevoli o dolorosi. La paura in quanto risposta non si apprende, ciò che si apprende è il fatto di avere paura di alcune cose e non di altre. Talvolta la risposta di paura è irrazionale, incontrollabile ed originata da stimoli e situazioni non pericolosi.
Le fobie possono essere così il risultato di condizionamenti casuali a stimoli insignificanti.
All’inizio degli anni 20’ del XX secolo, Watson tentò di applicare sperimentalmente alcuni principi del condizionamento allo studio e alla terapia di paure e fobie. Watson intendeva dimostrare che era possibile spiegare la genesi di alcune reazioni di paura in base alle leggi dell’apprendimento e del condizionamento ed ipotizzava di applicare le stesse leggi a scopo terapeutico.
Al paradigma del condizionamento classico fanno capo le tecniche di controcondizionamento (situazioni-stimolo negative associate al comportamento da decondizionare) e di desensibilizzazione sistematica: consiste nell’emissione di una risposta antagonista all’ansia, solitamente il rilassamento muscolare, in presenza degli stimoli ansiogeni, in modo da ridurre la reazione d’ansia e indebolire il legame tra questa e gli stimoli ansiogeni.
Il decondizionamento della paura per mezzo della presentazione di uno stimo competitivo gradito si è diffuso solo dopo 30 anni, riproposto da Wolpe con il termine di inibizione reciproca.
L’applicazione delle conoscenze sperimentali e dei principi dell’apprendimento in ambito clinico ha preso il nome di behavior therapy o terapia del comportamento, un approccio che si è gradualmente evoluto parlando oggi di cognitive behavior therapy (CBT) o terapia cognitiva comportamentale (TCC), che copre attualmente oltre il 50% delle pubblicazioni in ambito clinico su scala mondiale.
La “terapia del comportamento” si basa sul presupposto che i disturbi psicopatologici, essendo frutto dell’apprendimento di comportamenti disadattivi, possano essere eliminati tramite protocolli di de-condizionamento.
Sono state messe a punto tecniche derivata dalla teoria cognitivista che presuppone che i disturbi del comportamento siano il risultato di schemi di pensiero disadattivo.
Beck (1976) propone alcune procedure per modificare i processi disadattavi del pensiero che impiegano tecniche sia comportamentali che cognitive. I metodi comportamentali comprendono l’individuazione di schemi di attività, la presentazione di compiti graduati che forniscono esperienze di controllo e di successo e l’assegnazione di compiti a casa (diario, schede di automonitoraggio).
I metodi cognitivi si incentrano sulla capacità di ridurre il problema e di prendere le distanze: identificati i pensieri automatici si invita il paziente a concentrarsi sugli errori di pensiero per acquisire la consapevolezza di commettere costantemente un errore. Il passo successivo è l’elaborazione di alternative.
Le tecniche di matrice operante inserite in modo sistematico all’interno della scienza applicata conosciuta come applide behavior analysis, possono essere applicate all’apprendimento di nuovi comportamenti adattivi, allo sviluppo della comunicazione verbale, al potenziamento di comportamenti già presenti ma deboli o poco frequenti o all’eliminazione di condotte disadattive.
Attraverso lo shaping vengono rinforzate le risposte che si avvicinano progressivamente al comportamento-meta, finché il soggetto arriva ad acquisire un’abilità nuova.
Il prompting, invece, consiste nell’uso strategico di stimoli discriminativi allo scopo di facilitare nel soggetto il processo di apprendimento.
Con il fading, questi stimoli discriminativi supplementari, forniti inizialmente dal terapeuta vengono progressivamente eliminati per permettere la normale autonomia del comportamento.
La procedura dell’estinzione è utilizzata per favorire l’eliminazione di un comportamento disadattivo impedendo la comparsa di uno stimolo incondizionato o eliminando una fonte di rinforzo.
Da Bandura deriva, infine, la tecnica del modellamento o modeling basata sul principio per cui il comportamento sia modificabile, oltre che dall’esperienza diretta del soggetto, anche attraverso l’osservazione di un modello.
Bibliografia
- Bandura, A. (1969). Social learning of moral judgments. Journal of Personality and Social Psychology, 11(3), 275–279. https://doi.org/10.1037/h0026998
- Bandura, A. (2001). Social cognitive theory: An agentic perspective. Annual Review of Psychology, 52, 1–26.
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Beck, A. T. (1976). Cognitive therapy and the emotional disorders. International Universities Press.
- Breland K. & Breland M. (1966). Animal behavior. New York, Macmillan.
- Moderato & F. Rovetto (1997). Psicologo: verso la professione. Dall’esame di Stato al mondo del lavoro. McGraw-Hill Education.
- Pavlov, I. (1927). P.Conditioned reflexes: an investigation of the physiological activity of the cerebral cortex. Oxford Univ. Press.
- Skinner, B. F. (1938). The behavior of organisms: an experimental analysis. Appleton-Century.
- Tolman, E. C., & Honzik, C. H. (1930). Introduction and removal of reward, and maze performance in rats. University of California Publications in Psychology, 4, 257–275.
- Thorndike, E.L.(1911). Animal intelligence: Experimental studies. Macmillan Press. https://doi.org/10.5962/bhl.title.55072
- Umberto Galimberti (1992). Dizionario di psicologia. UTET.
- Watson, J. B. (1913).Psychology as the behaviorist views it. Psychological Review, 20(2), 158–177.
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