Personalità: Psicologia della personalità

Personalità: Psicologia della personalità

Dott.ssa Erika Firrincieli - Psicologo Ragusa

Che cos’è la personalità

La personalità è l’insieme di caratteristiche psichiche, delle modalità comportamentali e relazionali di un individuo, che risulta relativamente stabile nel tempo e coerente nella diversità delle situazioni ambientali in cui viene a trovarsi.

La personalità è formata dalla struttura e dalla dinamica:

La struttura riguarda i tratti di personalità ovvero i modi di pensare, di percepire, reagire, relazionarsi con gli altri relativamente stabili nel tempo e nelle varie situazioni.

La dinamica indica, invece, il funzionamento della personalità come sistema capace di autoregolarsi di riflettere su stesso e interagire con l’ambiente, si riferisce ai processi di costruzione del Sé, all’esperienza di un’identità personale.


 

Modelli Teorici

I principali modelli teorici che si sono occupati dello studio della personalità sono:

1)La Psicologia dei Tratti negli USA con le teorie di Allport (1955), Cattell (1949), Eysenck (1947), che si occupano della struttura della personalità.

2)La Psicoanalisi in Europa, con le Teorie di Freud (1899-1917) e Jung (1921) che indagano la dinamica della personalità.

3) Approccio Cognitivo con la Teoria dell’Apprendimento Sociale o Socio-Cognitiva di Bandura (1986-2006) e Teoria dei Costrutti Personali di Kelly (1966).

4) Approccio Umanistico con le Teorie di Carl Rogers (1987) e Maslow (1970).

Per quanto riguarda la Psicologia dei Tratti il primo esponente è Allport (1955) il quale sostiene che i tratti siano le unità fondamentali della personalità. Allport (1961) definisce la personalità come “l’organizzazione dinamica, interna all’individuo, di quei sistemi psicologici che sono alla base del suo particolare adattamento all’ambiente”.

La teoria dei tratti di Allport (1970) si basa sul metodo razionale, realizzato attraverso un approccio idiografico. Allport raccolse infatti, attraverso interviste ai suoi studenti, un enorme numero di termini utilizzabili ed effettivamente utilizzati come descrittori della personalità, per poi rendersi conto che la descrizione media comprendeva 7 tratti. Secondo Allport, all’interno di questi 7 tratti sono distinguibili tratti:

Individuali

Comuni

Cardinali: rappresentano le motivazioni e le passioni che ci accompagnano per tutta la vita; sono innati e geneticamente determinati.

Centrali: sono le disposizioni vere e proprie (come la pigrizia, la socievolezza…) che hanno un’influenza pervasiva e sistematica sul comportamento dell’individuo. L’influenza si di esse da parte dell’ambiente è limitata ma comunque presente.

Secondari: riguardano invece aspetti circoscritti del comportamento degli individui e sono largamente influenzati dall’ambiente.

In varia misura questi tratti dirigono il comportamento e contraddistinguono ciò che è unico e ciò che è condiviso dalle varie personalità degli individui.

Cattell (1949) ha individuato 16 tratti della personalità ed ha costruito il Test 16 PF , un inventario di personalità.

Dato l’impiego dell’analisi fattoriale, la teoria di Cattell (1957) rappresenta un esempio di approccio nomotetico allo studio della personalità; nel suo modello egli aveva inizialmente individuato 171 tratti, accorpati poi in 36 raggruppamenti fattoriali. Fra questi, Cattell distingueva tratti di superficie (quelli fenomenologicamente presenti all’occhio dell’osservatore e che variano insieme) e tratti sorgente (soggiacenti, che danno coerenza alla personalità). Attraverso successive analisi, Cattell ha estrapolato i 16 tratti bipolari con i quali è stato costruito il 16PF.

Eysenck(1947) invece, propone 3 superfattori che sono estroversione, nevroticismo, psicoticismo ai quali vengono a corrispondere tipi di personalità caratterizzati da condotte anche piuttosto diverse tra loro. Egli ha costruito il Questionario EPQ (Eysenck Personality Questionaire).

La teoria di Eysenck (1967) presuppone un’organizzazione gerarchica dei comportamenti e delle attitudini individuali, da un livello minimo di strutturazione e sistematicità delle risposte, ad un livello massimo. Al primo livello troviamo le risposte specifiche, comportamenti che possono presentarsi in modo variamente frequente e quindi possono essere, o meno, indicatori di strutture di personalità. Ad un livello superiore ci sono le risposte abituali, quei comportamenti che si ripetono con frequenza e rappresentano quindi degli schemi di reazione, cioè articolazioni di condotta che tendono a ripresentarsi in situazioni simili. Ad un livello ancora più alto ci sono i tratti, ossia l’insieme di condotte collegate fra loro in modo caratteristico. All’ultimo livello troviamo i tipi: sono poco numerosi e concepiti come biologicamente determinati, nel senso che le modalità generali di reazione corrispondono ad un diverso modo di funzionamento interno a livello fisiologico dell’organismo.

I vari indirizzi che fanno riferimento alla Psicoanalisi e a Freud hanno approfondito l’indagine delle dimensioni profonde della personalità, ponendo al centro della tematica il conflitto tra conscio ed inconscio, tra pulsioni e strutture adattive, tra affetti, cognizioni e comportamento. È stata riconosciuta l’importanza delle prime esperienze e delle relazioni affettive nel porre le basi allo sviluppo della personalità.

Per Freud le Pulsioni, in quanto rappresentazioni psichiche di bisogni somatici, sono le determinanti di ogni condotta e forniscono l’energia psichica di cui dispone la personalità. La personalità si configura come un’organizzazione che deriva dalla necessità di soddisfare i bisogni dell’organismo in concorrenza tra loro, tenendo conto delle limitate risorse offerte dall’ambiente.

Lo sviluppo della personalità si svolge attraverso una sequenza di fasi psicosessuali.

Le fasi orale, anale, fallica-genitale corrispondono ai diversi momenti dello sviluppo e dell’organizzazione pulsionale e prendono il nome dalle zone del corpo tramite cui e verso cui è orientata la ricerca dell’appagamento pulsionale.

Lo sviluppo della personalità si organizza in 3 strutture (modello strutturale):

l’Es: parte primitiva della personalità dove sono le pulsioni sessuali e aggressive innate; l’es cerca la gratificazione immediata degli impulsi e opera sulla base del principio di piacere.

l’Io: che si sviluppa in funzione della soddisfazione delle pulsioni in accordo con le esigenze della realtà; obbedisce al principio di realtà.

il Super Io: si sviluppa con l’interiorizzazione delle norme e dei valori veicolati dall’esterno.

La fissazione ad una delle fasi dello sviluppo psicosessuale determina un arresto nella maturazione della personalità, che si manifesterà in età adulta con alcune caratteristiche – psicopatologiche – tipiche di quella fase. Di conseguenza la personalità si forma, secondo la teoria psicoanalitica, a partire dall’esperienza che l’individuo compie durante ciascuna fase di sviluppo psicosessuale.

Secondo Jung e la sua psicologia analitica (1921), la personalità è il risultato di una storia personale, di una storia collettiva e di un’istanza che opera in ciascun individuo per la piena realizzazione del Sé. Egli non vede la personalità come il risultato della ricerca di un equilibrio nel turbinio delle passioni, ridimensiona il ruolo della pulsione sessuale e identifica la libido nell’ energia psichica. La sfera dell’inconscio va ad includere l’inconscio personale e l’inconscio collettivo:

l’inconscio personale è il luogo del rimosso ed è la storia personale dell’individuo;

l’inconscio collettivo è il residuo psichico dello sviluppo evolutivo dell’uomo, dove si depositano le esperienze delle generazioni che si sono succedute nei secoli, la base ereditaria dell’intera struttura di personalità. E’ costituito da immagini primordiali o archetipi.

I differenti tipi di personalità derivano, per Jung, dalle diverse combinazioni di 4 funzioni psicologiche: pensiero, sentimento, sensazione, intuizione e di 2 orientamenti principali che sono estroversione e introversione.

L’Approccio cognitivo consiste in un approccio empirico generale e un insieme di argomenti su come le persone elaborano le informazioni su sé stessi e sul mondo.

La Teoria dell’Apprendimento Sociale sostiene che i processi cognitivi interni influenzano il comportamento, così come l’osservazione del comportamento di altri e dell’ambiente in cui si verifica il comportamento stesso.

La teoria Socio Cognitiva di Bandura (1986), enfatizza il determinismo reciproco nel quale le determinanti esterne (rinforzi e punizioni) del comportamento e le determinanti interne (credenze, pensieri, aspettative) sono parti di un sistema di influenze interagenti che hanno un effetto sia sul comportamento sia su altre parti del sistema. Secondo tale modello non solo l’ambiente influenza il comportamento, ma anche il comportamento influenza l’ambiente. Bandura sottolinea che quasi tutti i comportamenti originano da processi interni di autoregolazione.

Nella Teoria dei Costrutti Personali, Kelly (1955) da un ruolo centrale ai processi cognitivi, nel funzionamento di un individuo. I costrutti personali sono dimensioni che le persone utilizzano per interpretare sé stesse ed il proprio mondo sociale. Tali dimensioni costituiscono gli elementi fondamentali di analisi. Ciascun individuo utilizza un insieme unico di costrutti personali per interpretare e predire eventi e i costrutti tendono ad avere una forma dicotomica: per esempio una nuova conoscenza è cordiale o scortese intelligente o stupida ecc..

Infine, l’Approccio Umanistico: nel 1962 un gruppo di psicologi fondarono l’Association of Humanistic Psychology . per definire il suo scopo adottarono 4 principi:

1) l’esperienza della persona è di primo interesse;

2)scelta umana, creatività e autorealizzazione sono gli argomenti preferiti di questa ricerca;

3)nel selezionare i problemi di ricerca è più importante la significatività piuttosto che l’obiettività;

4) valore sommo è attribuito alla dignità della persona.

Carl Rogers (1987), sviluppò la sua teoria lavorando in attività clinica e arrivò a credere che la forza fondamentale che motiva l’organismo umano è la tendenza attualizzante: una tendenza verso il compimento o la realizzazione di tutte le capacità dell’organismo. Un organismo in crescita cerca di realizzare il suo potenziale entro i limiti del proprio patrimonio ereditario.

Il concetto fondamentale della teoria della personalità di Rogers è il Sé o concetto di Sé.

Il Sé reale è costituito da tutte le idee, percezioni e valori che caratterizzano l’io o il me, compresa la consapevolezza di quello che sono e quello che posso fare. Questa percezione di sé influenza il modo in cui la persona percepisce il mondo ed il suo comportamento.

Secondo Rogers l’individuo valuta ogni esperienza in relazione al proprio concetto di sé.

Il Sé ideale è un’idea del tipo di persona che ci piacerebbe essere. Più il sé ideale si avvicina al sé reale, più l’individuo è realizzato e felice. Rogers sostiene che le persone hanno maggiori probabilità di funzionare in modo ottimale se allevate con una considerazione di sé positiva.

Infine, egli fu pioniere, dell’utilizzo della tecnica del Q Sort come strumento per esaminare il concetto di sé.

Abraham Maslow (1970) propose l’esistenza di una gerarchia dei bisogni che si muove dai bisogni biologici fondamentali verso le motivazioni psicologiche più complesse, che diventano importanti solo dopo che i bisogni fondamentali sono stati soddisfatti. La motivazione più elevata è l’autorealizzazione può essere soddisfatta solo dopo che tutti gli altri bisogni siano stati soddisfatti.

Big five

Numerose ricerche oggi sono giunte ad una convergenza su 5 fattori generali i cosidetti Big Five:

Estroversione o Energia

Gradevolezza o Amicalità

Coscienziosità

Stabilità Emotiva

Apertura Mentale – Cultura

Questi 5 fattori hanno portato alla costruzione di un questionario chiamato Big Five di Barbaranelli, Caprara e Borgogni (2010).

In ambito clinico il modello del Big Five ha contribuito nelle ultime due decadi ad informare sul funzionamento normale e patologico, grazie allo studio delle relazioni nel tempo tra tratti di personalità e esiti psicopatologici. in questa prospettiva il modello del big five è stato di recente, in parte assimilato alla sezione III del DSM 5 come modello dimensionale alternativo per la valutazione e la diagnosi di disturbo di personalità tratto-specifico (al posto del disturbo di personalità non altrimenti specificato NAS) e si ridefiniscono i criteri per la diagnosi di 6 disturbi di personalità: antisociale, evitante, borderline, narcisistico, ossessivo-compulsivo e schizzotipico. Tale modello oltre al criterio della pervasività e stabilità (criteri C e D ) consente di valutare i disturbi di personalità come caratterizzati da compromissioni del funzionamento della personalità (criterio A) e da tratti di personalità mal adattivi (criterio B).

Conclusioni

Oltre a ciò, la visione della personalità come entità agentica e dinamica porta ad esaminare il sé come insieme di caratteristiche e capacità che consentono a ciascuna persona di essere cosciente di sé, di riflettere sull’esperienza e di regolare la propria condotta in accordo a criteri di valore. Porta a promuovere processi di autoregolazione e autodeterminazione che permettono alla persona di svolgere un ruolo sempre più attivo nell’improntare il corso delle proprie azioni e della propria vita.

Erika Firrincieli

Psychè Studio

 

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    Bibliografia:

    • Allport, G. W. (1955). Becoming: basic considerations for a psychology of personality. Yale University Press.
    • Bandura A. (2006), Toward a Psychology of human agency. Perspectives on psychological science.
    • Bandura, A. & National Inst of Mental Health. (1986). Social foundations of thought and action: A social cognitive theory. Prentice-Hall, Inc.
    • Caprara, G. V., Alessandri, G., & Barbaranelli, C. (2010). Optimal functioning: Contribution of self-efficacy beliefs to positive orientation. Psychotherapy and Psychosomatics, 79(5), 328–330.
    • Cattell, R. B. (1949). The dimensions of culture patterns by factorization of national characters. The Journal of Abnormal and Social Psychology, 44(4), 443–469.
    • Eysenck, H. J. (1947). Dimensions of personality. Kegan Paul.
    • Freud S. Opere. Boringhieri. 1899-1917
    • Jung C. G. (1921), “Tipi Psicologici”, tr. it. in Opere, Boringhieri, Torino, 1969, vol. 6
    • Kelly, G A. (1955). The Psychology of Personal Constructs: Vol 1 and 2. New York: WW Norton.
    • Maslow, A. H. (1970). Motivation and Personality (2nd ed.). New York: Harper & Row.
    • May, H. (a cura di) (1987) “Carl Rogers” in: Contemporary Authors, Vol. 121

     

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